Facciamo trentuno e recensiamo un film. Anzi, ad esser precisi, il dvd di un film tratto da un fumetto costruito su una montagna di citazioni di videogiochi. Scott Pilgrim Vs. The World è duro a godersi se non si ha un minimo di grammatica videoludica, ma la cosa è comprensibile, visto che assieme a Ralph Spaccatutto appartiene ad una generazione di film che racconta storie usando le meccaniche del videogioco, e non si limita più a cercare di stupire con eroi presi in prestito dal mondo dei joypad.
Scott Pilgrim, ventiduenne canadese tanto smidollato quanto valoroso, s’innamora perdutamente di una fattorina americana la cui missione nella vita è tenere la stessa insopportabile faccia annoiata sino all’età della pensione. Che per conquistarla egli debba far poltiglia della società segreta costituita dai sette precedenti fidanzati di lei non deve ingannare lo spettatore. Anche se pareti di neon, draghi giganti, indie rock, cazzotti fotonici e onomatopee scritte per aria sono all’ordine del giorno, non siamo alle prese con un film gggiovane. Dato infatti che l’ambientazione è Toronto, la grande solerzia dimostrata dai (meravigliosi) personaggi di contorno nell’appassionarsi a questo violento baccaglio tra due individui singolarmente insulsi colloca fermamente la pellicola nel genere neorealista.
In quello che diventerà davvero un cult solo per l’enorme maestria del visionario regista (anche di Hot Fuzz), le citazioni meccaniche/estetiche dei videogiochi vanno dal furbetto/trascurabile (Zelda, Final Fantasy) al raffinato/simpatico (River City Ransom) passando per il fondamentale (e non vi anticipo nulla). Dal punto di vista sonoro, visivo e del montaggio la sana fiducia in sé che il film sfoggia, soprattutto se guardato in lingua originale, compensa ampiamente le cesure nella sospensione dell’incredulità, e vi assicuro che lo sforzo di dover attribuire un valore ontologico a un personaggio interpretato da Michael Cera è una cesura bella grossa.
Ma l’importante è staccare il cervello e godersela. Perché la recensione di un dvd? Perché la presenza di un finale alternativo per questa fantasia di potenza corona la bella ambiguità di un film che vuol essere anche fumetto e videogioco, soprattutto videogioco. E tutti, quando avevamo diciassette anni, desideravamo girare una gioiosa stronzata come questa.
Tommaso Mongelli
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