Che scritto così fa pure un po’ schifo, diciamocelo. Il fatto è che per le donne il termine “piaciona” ha poco senso. A differenza del Pendolaris Piacionis Masculus, infatti, la Muliebris non ha come fine quello di rimorchiare, ma di essere rimorchiata. E badate bene, questa è una linea sottile, ma invalicabile. Lo scopo è lo stesso, ma le due prospettive da cui si intende realizzarlo nettamente differenti. Per questo è forse più esatto parlare di Pendolara Acchiappona. Il nome comune Pendolara è francamente vomitevole, sì. Un po’ come Professora, Dottora e altri nomi intorno ai quali si sviluppano sterili polemiche inneggianti alle pari opportunità. Ma è l’unica nota stonata nell’esistenza della Pendolaris Muliebris Acchiappona, che conosce a menadito ogni significato del termine Perfezione.
Innanzitutto estetica: ogni ciglia possiede un nome, ogni ciocca contiene un numero preciso di capelli, ogni unghia laccata con una serie predeterminata di passate rosso scure, di ogni pelo estirpato si celebra il funerale.
Questo, però, non basta a classificare una donna come acchiappona. Eh, no, avete ragione ragazze, perfezione estetica non implica necessariamente intenzionalità rimorchiereccia. Difatti la perfezione, per la Muliebris, si estende anche ad altro.
Perfezione vocale: la rimorchiona non ha difetti di pronuncia. Niente zeppole, lische o erre mosce. Non esiste proprio. E se pure c’è nata, assolda fior fiori di maestri di dizione fino a parlare come Mentana anche se invitata alla sagra del Biroldo Sudato.
Perfezione posturale: l’acchiappona tende a stare sui sedili del treno nella naturalissima posa meglio nota come Ramazza, consistente nei tre principi di schiena dritta, tette in fuori, gambe incrociate. Anche le migliori, purtroppo, finiscono la loro carriera intorno ai trent’anni, irrimediabilmente storpiate in posizioni da poiana imbalsamata.
Perfezione colloquiale: mille gli argomenti di cui una rimorchiona può disquisire una volta inquadrata la propria vittima. Politica (“Io non la seguo molto, ma devo dire che quello di Hitler di far scoppiare la guerra fu davvero un erroraccio”), progetti futuri (“Voglio realizzarmi come donna e come mamma”), sport (“Ehi, io so benissimo cosa è un fuorigioco. Non come tutte le altre sciacquette che neanche sanno come ci si giochi, a basket”), film (“No vabbè, su Ps.I love you ho pianto tantissimo”), libri (“Beh, che c’entra, si fa presto a citare Oceano Mare senza aver letto nient’altro di Ammaniti”) e quant’altro. Ripetiamo, lo scopo non è abbordare ma essere abbordate. E niente, nessuno, nulla riesce a far sentire un uomo più a suo agio che correggere una donna.
Spendiamo quindi due parole sulla vittima che, a differenza di quella del Pendolaris Masculus, deve avere requisiti più ampi:
– altezza
– cura che i profani definiscono eccessiva nel vestire
– muscoli
– pettinatura impomatata e incrollabile.
– abbronzatura carlocontiana
– mocassini su jeans arrotolato fino alle caviglie
– vastità di vocabolario non superiore alle trenta unità.
Se siete maschi a cui mancano almeno due parametri di cui sopra, non abbiate paura: riesce ad essere addirittura protettiva con coloro che non rientrano nella sua scelta. Perfino la postura si scioglie e la schiena, finalmente, può addossarla al sedile del treno.
Se siete femmine, e ovviamente non siete Rimorchione – perché si sa due Acchiappone non si mettono MAI vicine – occhio: nel giro di due minuti potreste essere fatte a brandelli da armi come il bottone della camicia esploso per eccessiva pressione delle tette, sguardo diffidente e inalazione di smalto rosso al curaro.
Tuttavia, checché se ne pensi, la Pendolara Rimorchiona non è stupida. Le piace piacere e a questo sacrifica tutto. La stessa consapevolezza del target maschile a cui può rivolgersi è indice di notevole dote calcolatoria, prontezza di riflessi e immediata capacità di irretire con poche e semplici parole vellutate.
In questo, nonché nel suo rapporto con le rivali e nella capacità di marcare un territorio a colpi di profumo e balsamo alla vaniglia, può essere paragonata tranquillamente a una gatta.
Morta, però.
Alessia R. Terrusi
La descrizione è così realista che sembra autobiografica!
Vorrei essere una vittima della “pendolara”, ma, ahimè non rientro nel range del maschio descritto.