E il coordinamento dei contrari al documento chiede che venga stracciato. Dall’incontro pubblico di ieri confermate le criticità e le prese di distanza di tanti soggetti coinvolti
Il volontariato è un apporto positivo o negativo nel settore dei beni culturali? In quale forma volontari e professionisti possono collaborare in questo settore nel rispetto del lavoro e delle competenze? L’intesa firmata in prefettura il 3 febbraio per la creazione di una sezione specializzata di volontari di pronto intervento a tutela del patrimonio storico artistico è da ritenersi superata?
Intorno a queste questioni è ruotato il dibattito di ieri alla Gipsoteca di arte antica in piazza San Paolo all’Orto dal titolo Beni culturali e volontariato: quale rapporto? A promuoverlo il vasto coordinamento (vedi box) che in questi mesi ha chiesto con forza il ritiro dell’intesa. A intervenire all’incontro moderato da Marcella Giorgio, presidentessa ANA Toscana (Associazione nazionale archeologi), accanto all’assessore regionale alla cultura Sara Nocentini e a quello comunale Dario Danti, anche alcuni dei soggetti che su quell’intesa hanno apposto la firma: Maria Antonella Galanti, prorettore per i rapporti con il territorio dell’Università di Pisa e l’architetto Marta Ciafaloni della Soprintendenza, affiancata dalla soprintendente Paola Raffaella David.
Dopo la nascita del coordinamento e l’incontro pubblico del 21 marzo, si sono verificate via via prese di distanza e puntualizzazioni sull’intesa firmata in Prefettura. La contestazione puntuale, appoggiata a leggi vigenti e a documenti come la Magna Carta del Volontariato, le criticità messe in risalto e gli incontri cercati e ottenuti dal coordinamento sono riusciti, almeno in parte, a scardinare un documento che nell’opinione di molti rischiava da un lato di infliggere un duro colpo alle soprintendenze, dall’altro di costituire un pericoloso precedente, un modello per una “concorrenza sleale” e un’erosione delle competenze professionali formate.
Non a caso a mobilitarsi è stato un ampio fronte, che ha coinvolto associazioni di professionisti, professori e anche realtà attive a livello nazionale, come l’Associazione Nazionale Archeologi e l’Associazione La Ragione del Restauro presenti ieri. Perché il rischio, come è stato più volte ricordato, è che quest’intesa valicasse i confini di Pisa e diventasse un modello nazionale. Del resto lo stesso presidente della Toscana Enrico Rossi ha salutato con favore su Facebook la stipula dell’intesa auspicando che potesse diventare un modello. E la stessa direttrice regionale per i Beni Culturali e paesaggistici della Toscana, la dott.ssa Isabella Lapi nel sottoscrivere il verbale osservava: “La linea di intervento posta in essere con tale iniziativa potrà costituire un modello allargato a scala sia regionale che nazionale”.
Dalla dott.ssa Lapi, invitata ma assente per impegni precedenti, arriva un contributo scritto in cui ad essere sottolineato è il riferimento alla Magna Carta del volontariato come strumento di indirizzo di impiego del volontariato, che deve essere solo strumento di supporto e non di sostituzione dei professionisti.
A ricostruire genesi, intesa e progressive prese di distanza dall’intesa da parte dei firmatari è Lorenzo Carletti dell’Associazione culturale Artiglio. Ricordando la stortura, e la non aderenza alle norme, di un intervento di volontari per monitoraggio e manutenzione, le perplessità dell’architetto Ciafaloni messe a verbale, l’incontro con gli assessori Danti e Serfogli per ottenere un passo indietro e la nascita del “tòpos delle erbacce da strappare”. Un tòpos poi ripreso quasi all’unanimità, dall’assessore Serfogli agli Amici dei Musei, fino ad arrivare al Prefetto. E dalla stessa professoressa Galanti che ieri ha spiegato: “Non essendo un’esperta ho chiesto spiegazioni su cosa si intendesse, e la presenza di due soprintendenze (quella di Pisa e la direzione regionale, ndr) mi hanno rassicurata sulla bontà di quanto scritto sul documento”. Un documento, aggiunge Galanti, che “non riguarda comunque i beni di proprietà dell’Università: non ci sogneremmo mai di affidare a volontari la manutenzione e la pulizia del nostro patrimonio”.
Insomma, tutti i firmatari di fatto fanno un passo indietro, riducendo la task force a un gruppo di volontari a caccia di erbacce da strappare. Anche se, come sottolinea Andrea Incorvaia, archeologo, “in un sito archeologico la rimozione delle erbacce non è un’operazione neutra e ha bisogno dell’intervento di una professionalità formata. Anche per questo, e anche sulla base di quanto detto dalla professoressa Galanti, appare grave che l’Università abbia apposto a sua firma”. Un concetto che il professor Marco Collareta estende ulteriormente: “Rimuovere le erbacce da un bene culturale non è certo come farlo su una strada”.
A dare giudizio negativo sull’intesa è la stessa soprintendente Paola Raffaela David, che tenta di rassicurare: “L’intesa per essere operativa necessita di un protocollo attuativo, che però mi vedrebbe contraria se venisse proposto”. E aggiunge: “Non condivido l’intesa e l’ottica con cui è stata emanata. Ma non condivido neppure l’inasprirsi del dibattito”. Un dibattito senza il quale però, oggi l’intesa non sarebbe così depotenziata.
Depotenziata ma non ancora “stracciata”, come si continua a chiedere. Perché se oggi si fa marcia indietro, fuori dai confini cittadini l’intesa può rappresentare sempre un rischio. Perché, come ha sottolineato Ciccio Auletta di Una città in comune “le parole e le persone passano, ma i documenti scritti restano. E quella che oggi sembra essere figlia di nessuno alla base contiene l’idea che il volontariato possa sostituire il lavoro. Non è un caso che alla riunione in Prefettura fossero presenti i Vigili de Fuoco, l’Inail e la dottoressa Anna Maria Venezia direttore della direzione territoriale del lavoro, istituzioni ed enti che operano nel campo delle norme di sicurezza sul lavoro”.
Fra tutte le certezze che emergono dal pomeriggio di ieri è che il volontariato, per sua definizione gratuito, non può sostituire il lavoro di professionisti formati. Dal codice dei beni culturali, passando per la Legge Ronchey per arrivare alla Magna Carta del Volontariato, ad essere ribaditi sono due punti fondamentali: la legge attribuisce ai restauratori la competenza esclusiva di operare su un bene culturale, il ruolo del volontariato è di sussidiarietà, mai di sostituzione. A ribadirlo con chiarezza è anche il presidente del Cesvot di Pisa Mario Tongiorgi che lapidariamente sottolinea: “Quello di cui si parla in questa intesa non è volontariato”.
Quali siano le criticità dell’intervento nel settore dei beni culturali del volontariato le sintetizza la professoressa Antonella Gioli (docente di storia e tecnica del restauro, e di museologia e museografia): “Esporre i beni a interventi non idonei – anche una cattiva visita guidata o un volantino scritto male sono dannosi – aggravare le difficoltà lavorative di coloro che si sono formati, svalutare infine la formazione universitaria nell’ambito dei beni culturali.
Due sono le grandi questioni di fondo del tema. È legittimo o auspicabile ricorrere al volontariato per tamponare situazioni per cui non ci sono risorse, come ad esempio l’apertura di una biblioteca o di un museo? Come consentire a una cittadinanza attiva di partecipare e di riappropriarsi di beni culturali che rappresentano, come ha sottolineato l’assessore Sara Nocentini, “la parte fondante del nostro essere sociale?”.
A mettere in chiaro che là dove il volontariato sostituisce il lavoro alla base sussiste una cattiva gestione delle istituzioni pubbliche è la stessa Nocentini. Ma aggiunge: “Nei casi in cui le ristrettezze dei conti pubblici rischino di far chiudere strutture l’intervento dei volontari può essere necessario. Ma con la consapevolezza che si tratta di uno sbilanciamento, che deve essere temporaneo, e che l’obbiettivo a cui tendere è un altro”.
Suonano rassegnate, e davvero troppo arrendevoli rispetto al ruolo, le parole della soprintendente Paola Raffaella David che sembra dare per assodato e irreversibile il continuo svuotamento delle casse del Mibact. “Un dato di realtà – sottolinea la David – a cui si deve tentare di far fronte, non già con un cambio di indirizzo, ma con le sponsorizzazioni private e con interventi come l’art bonus che vanno nella direzione di incentivare l’investimento dei privati”. L’assunto è un po’ quello già espresso del sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni.
“Mi intristisce – ha commentato Lorenzo Carletti dell’associazione culturale Artiglio – dare per scontato e rassegnarsi ai continui tagli a cui è sottoposto il Mibact”. Del resto dovrebbe ormai essere chiaro che il problema di fondo non sono i soldi che non ci sono, ma come si decide di spendere quelli che abbiamo.
Associazione Amici della Biblioteca Universitaria di Pisa
Associazione culturale Artiglio
Associazione Guide Turistiche Pisa
Associazione Nazionale Archeologi
Coordinamento degli studenti dei Beni Culturali dell’Università di Pisa
Giovani bibliotecari e aspiranti
La Ragione del Restauro
Progetto Rebeldia
Sinistra Per
Storici dell’Arte in Movimento
Teatro Rossi Aperto
Una città in comune
Marco Collareta, Antonella Gioli e Cinzia Maria Sicca (storici dell’arte, docenti del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere)
Vanessa Martini (dottoranda dell’Università di Pisa)
Emanuela Grifoni (USB – Unione Sindacale di Base)
Studenti e studentesse SAVS
Claudia Marchese (assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere)
Sonia Giannella (insegnante di Storia dell’arte)
chi ha gentilmente concesso la sala come se fosse casa sua? ho provato a chiederlo ma nessuno risponde con nome e cognome, trincerandosi dietro il “diritto” di averla a disposizione
Abbiamo chiesto la disponibilità della Gipsoteca alla responsabile, perché come associazioni culturali (Artiglio, Associazione Nazionale Archeologi) abbiamo spesso organizzato iniziative in quel bellissimo spazio. Questo abbiamo detto più volte al simpatico personaggio che perde il suo tempo tempestando i profili di mezza Pisa con messaggi provocatori e un po’ disinformati, mascherandosi dietro uno pseudonimo.
E poi, come detto più volte, non sarebbe meglio confrontarsi di persona, anziché polemizzare con tutto e tutti da casa?