Nell’uva, son tre vinaccioli; uno di sanità, uno di letizia, e uno di ubriachezza
Settembre, tempo di uve. Oggi cominciamo a parlare di questo frutto speciale, in particolare delle sue origini. Mentre nelle prossime puntate parleremo delle varietà di uva che si possono trovare e delle sue qualità per l’alimentazione.
La quasi totalità delle viti coltivate appartiene alla specie Vitis vinifera L. della famiglia delle Vitaceae, originaria del Mediterraneo e del Vicino Oriente. La vite è coltivabile fino a 600 metri s.l.m. e predilige un clima asciutto e ben esposto al sole. La pianta della vite vive in media 40-50 anni, i fiori sono piccoli e verdastri, raccolti in infiorescenze, detti recemi. Il frutto della vite è l’uva, o meglio sono gli acini riuniti tra loro nel grappolo.
Secondo molti studiosi la coltivazione della Vitis vinifera sativa per la vinificazione risale almeno a 4.000 anni prima di Cristo. Si può ipotizzare che il primo centro di coltivazione fu l’area situata intorno al monte Ararat nel Caucaso, il monte dove la Bibbia racconta che si arenò l’arca di Noè.
La coltivazione della vite si sarebbe poi diffusa secondo tre percorsi: il più antico va dal Monte Ararat verso la Mesopotamia, l’Egitto e la Grecia sotto l’influenza di vari popoli; secondo alcuni la vite sarebbe invece arrivata in Grecia attraverso l’Anatolia.
Il secondo percorso parte dalla Grecia e va verso la Magna Grecia (Sicilia, Italia del Sud), la Francia (Marsiglia) e la Spagna, sotto l’influenza dei Greci e dei Fenici. Il terzo percorso va dalla Francia verso il nord dell’Europa, principalmente attraverso il Rodano, il Reno ed il Danubio, sotto l’influenza romana.
All’uomo primitivo la fermentazione del mosto dovette apparire senz’altro un fenomeno misterioso, determinato da forze “magiche”
Durante la loro storia millenaria la vite ed il vino hanno esercitato sulla cultura dell’uomo un’influenza rilevante e sotto molteplici aspetti superiore a quella di altri prodotti agroalimentari. Ciò è da attribuire principalmente ad alcune particolari caratteristiche del vino.
All’uomo primitivo la fermentazione del mosto dovette apparire senz’altro un fenomeno misterioso, determinato da forze “magiche” alle quali egli collegò anche lo stato di euforia e di ebbrezza causato dal vino.
Non è inoltre da escludere che il colore del vino, richiamando quello del sangue, abbia indotto l’uomo ad attribuirgli, già in epoche anteriori alla religione cristiana, elevati valori simbolici ed in particolare la funzione di stabilire una connessione tra l’uomo e la sfera della trascendenza.