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Roan Johnson, Fino a qui tutto bene: “Ispirati dalla voglia di rivalsa degli studenti”

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Il regista pisano al Polo Carmignani per incontrare gli studenti insieme a Paolo Virzì in vista dell’uscita in sala del suo ultimo film: “non avevamo grandi mezzi a disposizione, ci siamo dovuti arrangiare”


A pochi giorni dall’uscita nelle sale, Roan Johnson presenta a Pisa Fino a qui tutto bene e riempie l’aula del Polo Carmignani. Il regista anglo-pisano arriva per partecipare all’incontro insieme alla sceneggiatrice del film – e compagna nella vita – Ottavia Madeddu, al suo mentore Paolo Virzì, a Sandra Lischi del Disco (ex Cinema, musica e teatro) e al rettore Massimo Augello.

Obbiettivo del film: raccontare l’armata Brancaleone dei giovani entusiasti

L’ateneo pisano ha giocato un ruolo fondamentale nella storia di questo film, nato da un documentario commissionato proprio dall’Università. Di fronte a un centinaio di persone Johnson racconta di essere rimasto colpito dalle storie degli studenti che ha intervistato e di come un certo atteggiamento di sfida di fronte alle incertezze e alle difficoltà ha ispirato la produzione di Fin qui tutto bene.

“Ci erano rimasti addosso una serie di aneddoti ascoltati mentre raccoglievamo il materiale per il documentario” spiega il regista, “volevamo fare un film ma non avevamo grandi mezzi a disposizione. Ci siamo dovuti arrangiare, e la forza per continuare a crederci viene anche dalla voglia di rivalsa che abbiamo percepito negli studenti, non ce lo aspettavamo da chi si avvia verso il mondo del lavoro in un momento di crisi come questo”.

Così Roan Johnson ha messo in piedi quella che definisce “un’armata Brancaleone di giovani entusiasti” – formata dal proprietario di una libreria nel ruolo dell’organizzatore, da uno stagista del Tirreno in quello del data manager, con la segretaria di edizione che faceva anche la sceneggiatrice, un solo macchinista/elettricista e una sola costumista/scenografa – e in quattro mesi ha girato il film che racconta l’ultimo weekend di cinque ragazzi che hanno studiato a Pisa e che si trovano di fronte alla fine di un tempo della vita che non tornerà più.

“Un modello replicabile?” chiede qualcuno dalla platea, “difficilmente” risponde il regista, “ma non abbiamo voluto aspettare i tempi che sarebbero serviti per finanziarci in maniera tradizionale, avremmo perso l’attimo. Abbiamo rischiato ma alla fine siamo stati premiati”.

I componenti della troupe e del cast per gran parte vengono dall’Università di Pisa, “grazie anche alla collaborazione che l’ateneo ha avviato con i professionisti del settore” ricorda la professoressa Lischi, presidente del corso di laurea in Discipline dello spettacolo e della comunicazione erede della prima cattedra di cinema nata a Pisa nei primi anni Sessanta con l’appoggio del Centro sperimentale del cinema della capitale.

rv“Nel mio mestiere ci vuole soprattutto culo” ironizza Roan Johnson, “il mio è stato quello di incontrare Paolo Virzì“. La carriera del pisano è legata al regista livornese, “era nella commissione che mi ha valutato per l’ammissione al Centro sperimentale di cinema di Roma” ricorda Johnson, “mi diceva che dovevo fare il regista mentre io studiavo da sceneggiatore”. “Ho capito subito che aveva doti di narratore – conferma Virzì – ma che non era fatto per restare in penombra come fanno gli sceneggiatori”. Johnson poi esordirà alla regia in un episodio di 4-4-2 di Virzì, che ambienterà a Pisa.
Rapido passaggio sulla critica di Fino a qui tutto bene e Virzì cita Moretti, “ma girato bene” precisa scherzando, “la Pisa di Roan sembra la Roma dei primi film di Nanni”. E poi Cechov, “perché anche se in questo film si parla molto, spesso più di quello che viene detto a colpire è una certa atmosfera sottotraccia, una nota malinconica dietro l’ironia anche pesante delle battute”. Una commedia, senza timore di non apparire abbastanza impegnati. “Lo snobismo nei confronti di un genere che ha fatto la storia del cinema italiano è terribile” dice il regista di I primi della lista, “speriamo di riuscire sempre a portarci dietro questa magica arma che è l’auto-ironia”.
Dietro la cattedra della grande aula del Polo Carmignani alla fine salgono anche Paolo Cioni (Il Pino Masi di I primi della lista) e Guglielmo Favilla. “Sono bravi, forse già dal prossimo film non potrò più permettermeli” ipotizza Roan Johnson, “quando siamo andati a presentare il film a Londra e Parigi mi hanno chiesto se stessero improvvisando sul set, questo vuol dire che hanno interpretato molto bene la parte”. Per spiegare la sua ambizione il pisano si rivolge ancora una volta al livornese, “una cosa che ammiro molto di Virzì è la capacità che ha avuto di scovare attori sconosciuti che poi si sono rivelati molto capaci” afferma il regista, “evitando di scegliere quelli che vanno di moda in un determinato momento, come succede spesso nel cinema”.

GUARDA L’INTERVISTA A ROAN JOHNSON

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Pubblicato il: 12 marzo 2015

Argomenti: Cultura, Pisa

Visto da: 1889 persone

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