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70 profughi in arrivo a Santa Croce sull’Arno. Ma sull’accoglienza c’è “l’ombra lunga di mafia capitale”

PROFUGHI

La notizia dell’arrivo di 70 profughi a Santa Croce sull’Arno desta l’allarme dell’associazione Africa Insieme, che sottolinea il coinvolgimento della cooperativa vincitrice dell’appalto nell’inchiesta “Mafia Capitale”. Anche il sindaco Giulia Deidda è in disaccordo


Sono in arrivo profughi in Toscana, in un numero non ancora chiaro, ma sull’accoglienza che riceveranno c’è il rischio che un’ombra possa compromettere percorsi di assistenza e inclusione.

Il caso in oggetto è quello relativo all’arrivo di 70 profughi a Santa Croce sull’Arno, in una struttura alberghiera chiusa da almeno un ventennio, che verrebbe gestita da una rete di imprese vincitrice del bando aperto dalla prefettura di Pisa.

Ne parla esplicitamente l’associazione Africa Insieme, spiegando che “per la gestione dello spazio di accoglienza dell’ex Hotel Cristallo, a Santa Croce, il bando è stato vinto da soggetti che compaiono anche nell’inchiesta romana Mafia Capitale“.

“Ad aggiudicarsi l’appalto – si legge in una nota – è stata infatti RTI, una rete di aziende la cui capofila è la cooperativa romana «Tre Fontane», a sua volta parte del consorzio «Casa della Solidarietà». «Casa della Solidarietà», «Domus Caritatis» e «Consorzio Erichnes» di Salvatore Buzzi, braccio destro di Carminati, si spartivano – secondo un rapporto della Ragioneria dello Stato – più di 30 milioni di euro per la gestione dell’emergenza abitativa: soldi che uscivano da delibere e convenzioni del Comune di Roma, in via diretta e senza bandi di gara”.

“Con un’inchiesta ancora in corso, e con accuse che – se confermate – sarebbero gravissime, la Prefettura affida a queste stesse cooperative la gestione dell’accoglienza di 70 profughi sul territorio toscano: si tratta di persone che – lo ricordiamo – sono fuggite da guerre e violenze generalizzate nei loro paesi di origine, e che andrebbero accolte in modo dignitoso. Le indagini su Mafia Capitale ci raccontano invece di migranti usati come strumento per business e malaffare. Ci
raccontano di cooperative che si arricchiscono a spese della disperazione e della fragilità sociale delle persone accolte”.

Sulla vicenda lo stesso comune di Santa Croce sull’Arno ha assunto una posizione chiara: l’accoglienza migliore è quella dei piccoli nuclei diffusi, non CIE, come si configurerebbe in questo caso e magari in comuni già alle prese con difficoltà di accoglienza.

Lo ha detto il sindaco di Santa Croce Giulia Deidda, che all’indomani della notizia dell’arrivo dei profughi ha commentato: “Il modello di insediamento ad alta concentrazione e a forte impatto sociale, quale quello che si profila, appare in netto contrasto con la politica adottata dalla Regione Toscana in merito al sistema di accoglienza diffusa dei cittadini richiedenti asilo che prevede interventi di integrazione programmata”.

“La nostra Amministrazione comunale – dice Deidda – si è distinta, in questi anni, per accoglienza e integrazione, aderendo dal 2011 all’ospitalità di profughi in condizioni di emergenza e partecipando dal 2014 al progetto SPRAR del Ministero degli Interni mediante il quale ospita, attualmente, 25 richiedenti asilo che usufruiscono di reali interventi di tipo interculturale ed inserimento sociale”.

Deidda sottolinea poi come non sia sufficiente una struttura, ma anche programmi e personale adeguato: “In assenza di una azione concertata preventivamente con l’Amministrazione, sorge il dubbio che i profughi ospitati in questa struttura potrebbero non essere adeguatamente seguiti in una necessaria fase di inserimento”, dice chiaramente.

Quanto alla struttura, “l’edificio in oggetto, che un privato ha deciso di proporre nel bando come luogo di accoglienza, è collocato in pieno centro storico, area percepita a forte pressione sociale; tale edificio è inutilizzato, da almeno 20 anni e non corrisponde, a nostro avviso, a criteri di adeguatezza”.

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Pubblicato il: 25 marzo 2015

Argomenti: Cronaca, Politica, Sociale

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