Benché gli americani abbiano collaudato e reso popolare la formula del telefilm poliziesco (a partire dall’astuto tenente Colombo, passando per la iettatrice signora Flecther e arrivando al razionale Horatio Caine), spesso i police procedural statunitensi si rivelano alquanto deludenti.
Puntualmente capitanati da un detective infallibile, intuitivo, malvestito e arrogante, sono prodotti banalmente seriali, ripetitivi, con puntate costruite intorno a casi poco credibili, mai memorabili.
I polizieschi UK, invece, sono tutta un’altra storia. Coesi, solidi, organizzati in stagioni composte al massimo da 8 puntate, preservano originalità e compostezza, senza avvitarsi in improbabili trame orizzontali (sì, The Mentalist, sto parlando di te) o cadere nella monotonia soporifera della puntata-caso. Le serie british sono quasi sempre più originali, più pensate, più raffinate.
Per questo, vi propongo alcuni dei migliori polizieschi british degli ultimi anni: ovviamente Sherlock, ma anche qualche perla meno mainstream made in UK. Giusto per vedere qualcosa di diverso dalle repliche di CSI su “Italia Unooo!!!!!!”.
SCOTT AND BAILEY
Creato e diretto da donne, monopolizzato e interpretato magistralmente da donne, questo show racconta le vicende di due capacissime, straordinarie donne. Scott è Jane, agente capace e fermo, ma anche moglie fedifraga senza rimorsi; Bailey è Rachel, agente ambizioso, nonché donna attraente soffocata da relazioni sentimentali degradanti. Preparate, ambiziose, badass: indagano (e risolvono) omicidi agghiaccianti, resi tali grazie all’esposizione nuda e cruda della malvagità dell’animo umano.
Il punto di forza di questo show è sicuramente il modo in cui si racconta il delitto e si sviluppa l’indagine. Le vittime non sono idealizzate, compatite e compiante, ma poste in secondo piano e mai mostrate in volto (neanche da vive) proprio per non indugiare su quella morbosità inquietante a cui ci hanno ormai abituato non solo le fiction, ma anche i telegiornali. L’indagine si svolge con ritmo incalzante, quasi anti-televisivo: i fatti sono snocciolati senza nessuna volontà di assecondare il rallentamento cerebrale del telespettatore che si abbruttisce davanti alla tv dopo cena. Insomma, la procedura investigativa è quanto di più lontano dai telefilm americani che ripetono, ribadiscono e riepilogano: le indagini sono secche, incalzanti, l’attenzione deve mantenersi integrale, viva.
Infine, molto spesso si rifiuta l’escamotage cinematografico e non realistico della confessione: non c’è morbosità, bisogno di conoscere moventi ed esplorare le profondità della malvagità umana. Quello che interessa alla polizia è acquisire prove, incriminare il colpevole: la sua ammissione, il suo senso di colpa o addirittura il suo pentimento, non trovano spazio in quest’eccellente poliziesco inglese, che riesce a intrattenere senza rinunciare al realismo.
RIPPER STREET
Sembra un po’ lo spin-off dello Sherlock di Guy Ritchie; le donne sono rappresentate solo come prostitute o cadaveri mutilati; il protagonista è un bobby un po’ troppo credulone e umanitario, ma, nel suo insieme, questa serie è godibile.
Ambientata nell’Inghilterra del 1889, mette in scena tutte le leggende e le storie più popolari dell’età vittoriana. Jack Lo Squartatore e i vicoli oscuri di Whitechapel, baby-gang composte da piccoli Oliver Twist degenerati e assassini, ma anche tableaux vivants, colletti arrotondati, bombette, metropolitane, regine sovrappeso.
Una Londra un po’ far-west, molto lawless, in cui si aggirano ronde di cittadini inferociti, giornalisti d’assalto senza scrupoli e i tre protagonisti: il già citato ispettore tontolotto, il sergente ex malvivente di strada e lo yankee-scienziato dal passato molto oscuro.
L’esordio della terza stagione è fissato per il 14 novembre: seguire questa serie popolata di mutilazioni e cadaveri vi permetterà agevolmente di controbilanciare l’incipiente e mieloso clima pre-natalizio.
SHERLOCK
Benedict Cumberbatch, Martin Freeman e Andrew Scott interpretano i personaggi e le storie ideate da sir Arthur Conan Doyle, rigenerate e sceneggiate da Steven Moffat.
Ogni cosa che potrei aggiungere risulterebbe superflua.