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Musica e numeri, intermezzi meccanici senza filo

1920ca_Office-Comptometer

Prima dell’emmepitré a Senza Filo
di Giovanni A. Cignoni, Giuseppe Lettieri, Alessandro Magnani

Seconda serata di Senza Filo, il festival musicale veramente acustico, e secondo appuntamento con grammofoni e calcolatrici.

Gli anni ruggenti – intermezzo n. 2, giovedì 13 novembre

Dopo la tragedia della I Guerra Mondiale, arriva una decade di grande dinamismo sociale, culturale ed economico, sono i roaring twenties, o se preferite gli années folles. Dopo la guerra patriottismi e retorica si sprecano, ma insieme fioriscono anche il jazz e l’art deco. Cambia la moda e la figura femminile e arriva il suffragio universale – negli USA con il 19° emendamendo, nel 1920. Sempre con molte disuguaglianze, si diffondono elettricità, auto, telefoni. La produzione cresce; industria, commercio e finanza prosperano.

L’economia dipende anche dalla capacità di fare i conti correttamente. I reparti contabilità di aziende, catene di negozi, banche, finanziarie sono affidati a schiere di calcolatori – persone – responsabili dei procedimenti di calcolo: rendiconti giornalieri, previsioni, rendimenti, estratti conti, stipendi… Le calcolatrici – macchine – sono le fedeli compagne di scrivania dei calcolatori.

 

Una pubblicità nostrana del Comptometer

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Il Comptometer è una delle calcolatrici più rappresentative per quel che riguarda le macchine per la contabilità. Il primo prototipo fu realizzato da Dorr Felt nel 1884. La produzione iniziò a Chicago, qualche anno dopo, in società con Robert Tarrant e continuerà fino al 1961. Il Comptometer di stasera è un Model H, prodotto dal 1920 al 1926. Al Museo degli Strumenti per il Calcolo, nella Sala “Dall’aritmometro al PC”, è esposto anche un Model C Light del 1911.

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Il Comptometer Model H del 1920, protagonista della serata.

La tastiera di un Comptometer, per ogni colonna decimale, ha i tasti di tutte le cifre da 1 a 9. È la soluzione più efficiente per eseguire velocemente le lunghe serie di somme tipiche della contabilità: il (la) comptometrista allenato(a) usa entrambe le mani e batte ogni valore in un colpo solo, come fosse un accordo. Il tastierino a 10 tasti che ci è oggi familiare, ridotto com’era chiamato all’inizio, è successivo; ha i suoi vantaggi (l’ingombro, fra tutti), ma, obbligando a inserire le cifre in sequenza, non potrà mai battere un Comptometer in velocità.

Lavoro a parte, negli anni Venti la musica come intrattenimento domestico, in famiglia o con gli amici, è un fenomeno in crescita. La lirica e i classici resistono nei cataloghi, ma fanno la loro comparsa nuovi generi; brani e interpreti sono subito popolari: come lo sport e il cinema, anche la musica contribuì alla nascita dello star system.

A portare la musica nelle case (di chi può permettersolo, s’intende) sono i grammofoni e la radio, che muove in questi anni i suoi primi passi. Mentre la radio è elettrica, la tecnologia dei fonografi non cambia nella sostanza, anche se nei dettagli la progettazione è sempre più studiata.

Il motore è a molla, semplicissimo: dalla molla al piatto ci sono solo due ingranaggi di mezzo. Eppure sofisticato: un regolatore di Watt mantiene costante e (relativamente) precisa la rotazione a 78 giri al minuto. I componenti acustici rimangono immutati negli anni: il solco del disco è letto dalla puntina, che fa vibrare la membrana della music box e riproduce il suono. A dargli il giusto volume è l’amplificatore, inizialmente proprio una grande tromba esterna, poi il disegno si fa acusticamente più ricercato le dimensioni si riducono e la tromba (che non somiglia più a una tromba) viene collocata internamente. L’amplificatore è collegato alla music box da un collo d’oca a due snodi, uno per abbassare/alzarle la music box sul disco, l’altro per seguirne il movimento verso il centro.

I 78 giri scelti per il secondo appuntamento a Senza Filo sono:
1. St. Louis Blues, W.C. Handy, Original Dixieland Jazz Band, Victor, 1921, 3’10”
2. Bona Pasca! (A. Gildo), Giuseppe Milano, Columbia, circa 1923, 2’30”
3. Man from the South, Joe Venuti’s Blue Four (con Rube Bloom), Odeon 1928, 2’45”

1914_StLouisBluesSt. Louis Blues
Le parole del blues variano da versione a versione, nell’incisione proposta sono cantate due strofe:
Got de St. Louis blues jes as blue as Ah kin be,
Got de St. Louis blues jes as blue as Ah kin be,
Or else he wouldn’t have gone so far from me.
A black-headed woman makes a freight train jump the track,
Said a black-headed woman makes a freight train jump the track;
But a long tall gall makes a preacher ball the jack.

Bbona Pasca!
Sciore che bellu sciore e quanta rosa,
ce manca sul ’a luci della via,
però a chiù bella rosa in miezz ’a e rose
è la chiù bella dint’ ’a vucciaria.
Non fatella rubbare e la lassate
e chesta rosa mò e s’è sfrundata.
O iuorn’ e Pasca, na freve me pija,
gniorsì songh’io Turilla da Duchesca
che so’ arrivato aieri ’a Marsiglia
e cerco o riccio all’aria: Francesca.
P’ dica a arriparasse u malefatte
prima che succedesse nu misfatte.
Ricce song’ ’e capill’ ’e ninna mia
e Riccio è o nomme chistu scellerato
dopp’ che m’ha rubbato l’arrìa
che chillu sciore restasse sfrundato.
Uè! Ricciulì, song’io all’improvviso:
a rosa mò t’a spusi.
No! E mor’ accis’.
(spari) O Maronna, mi ha acciso.
(grido) Assassino, chiamat’ ’e guardie!
E guardie, sante lor’ e leva frasca,
stateme buon’ amic’ e bbona Pasca
Buona Pasqua!
Fiori che bei fiori e quente rose,
ci manca solo la luce della via,
però la più bella rosa fra le rose
è la più bella di tutto il vucciaria (mercato).
Non te la fare rubare o lasciare
e questa rosa ora è si è sfiorita.
Il giorno di Pasqua, l’ira mi prende,
signorsì sono io Turillo da Duchesca (quartiere)
che sono arrivato ieri da Marsiglia
e cerco il riccio all’aria: Francesca.
Per dire che ripari le malefatte
prima che succeda il misfatto.
Ricci sono i capelli della mia bambina
e Riccio è il nome di questo scellerato
dopo che mi tolto il respiro
che quel fiore rimanga sfiorito.
Ehi! Ricciolino, ora ci sono io
la rosa ora te la sposi.
No! Allora muori.
(spari) O Madonna, mi ha ucciso.
(grido)Assassino, chiamate le guardie.
Le guardie, mortacci loro me ne scappo,
Statemi bene amici e buona Pasqua!
Per trascrizione e traduzione, grazie mille a Giuseppe Bonfitto e Igor Belsito!

Man from the South
Le strofe sono cantate da Rube Bloom che si esibisce anche in un’improvvisazione scat.

So I met this man, from the South.
I met this man, from the South.
Had a big cigar in his mouth,
so I knew that he was from the South.
Di di da da oh didi di didi…
This is what I tell you ’bout this man, from the South,
And I’m going to tell you ’bout this good big man, from the South:
Had a big cigar in his mouth,
so I knew that he was from the South.
Play as done.

 

In copertina Calcolatori (professione spesso femminile) al lavoro su Comptometer incassati nelle scrivanie

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Pubblicato il: 13 novembre 2014

Argomenti: Cultura-Tech, Pisa

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