Se qualcuno volesse convincermi a vedere Uomini Contro di Francesco Rosi (1970) basterebbe che mi dicesse che c’è Gian Maria Volonté, e non avrebbe bisogno di dirmi altro.
Eccoci al terzo film di argomento guerra e in particolare la Prima Guerra Mondiale di cui ricordo quest’anno cade il centenario dello scoppio. Se con Il Nastro Bianco la guerra era solo e forse sottintesa, e con Orizzonti di Gloria di guerra vera e propria nel senso di battaglia se ne era vista solo una, con Uomini Contro è una continua battaglia, una continua carneficina.
Ci sono però anche molte somiglianze col film di Kubrik, a partire dal chiaro messaggio pacifista e antiautoritario. La vicenda raccontata, poi, è molto simile: un battaglione dentro una trincea – questa volta l’esercito è quello italiano – viene continuamente lanciato in combattimenti e spedizioni senza senso dove la morte è quasi certa dal generale di turno; chi si rifiuta viene accusato di viltà e i battaglioni decimati. Come in Orizzonti di Gloria troviamo la critica al patriottismo e la guerra ancora una volta risulta essere un’assurdità che manda a morire la povera gente. Continuando con le similitudini, anche Uomini Contro è tratto da un romanzo – questa volta molto conosciuto almeno qui in Italia -, Un anno sull’altopiano, di Emilio Lussu pubblicato nel 1938 e che racconta l’esperienza personale dello scrittore. E come per il film americano, anche l’opera di Francesco Rosi venne boicottato e criticato alla sua uscita per l’immagine totalmente negativa che dà dei vertici dell’esercito e di come veniva condotta la guerra.
Messi così uno accanto all’altro, il film di Rosi sicuramente riesce meglio a rendere l’idea di morte, di carneficina, di battaglia corpo a corpo, di fisicità, insomma, della guerra, ma a tratti risulta un po’ ripetitivo, e i personaggi sembrano meno incisivi; mentre invece il film del maestro americano, come ho già scritto nel precedente Cactus, risulta perfetto, e forse veicola meglio allo spettatore il messaggio dell’assurdità della guerra. Senza Orizzonti di Gloria credo che Uomini Contro l’avrei capito e apprezzato meno.
Per tornare da dove abbiamo cominciato, Gian Maria Volonté è uno dei protagonisti, un tenente che deve obbedire agli ordini e uno degli uomini contro. L’altro protagonista, tenente anche lui e uomo contro in divenire, è l’attore americano Mark Frechette, scoperto da Michelangelo Antonioni e protagonista del suo Zabrinski Point. Negli anni 70 prese parte a una rapina a una banca negli Stati Uniti che andò male e venne arrestato e messo in prigione. Lì morì a soli 28 anni mentre nella palestra faceva sollevamento pesi schiacciato dal bilancere. La morte è sospetta dato che Frechette soffriva di depressione.
A proposito di questo film ha dichiarato il regista:
Per Uomini Contro venni denunciato per vilipendio dell’esercito, ma sono stato assolto in istruttoria. Il film venne boicottato, per ammissione esplicita di chi lo fece: fu tolto dai cinema in cui passava con la scusa che arrivavano telefonate minatorie. Ebbe l’onore di essere oggetto dei comizi del generale De Lorenzo, abbondantemente riprodotti attraverso la televisione italiana, che a quell’epoca non si fece certo scrupolo di fare pubblicità a un film in questo modo. » (in Franca Faldini – Goffredo Fofi, Il cinema italiano d’oggi 1970-1984, Mondadori, Milano, 1984)