Prima dell’emmepitré a Senza Filo
di Giovanni A. Cignoni, Giuseppe Lettieri, Alessandro Magnani
Terza serata di Senza Filo, il festival musicale veramente acustico, e terzo appuntamento con grammofoni e calcolatrici.
Momenti neri – intermezzo n. 3, giovedì 20 novembre
Gli anni ruggenti terminano con il crack del 1929. In America è depressione, ma arriverà il New Deal. In Europa invece, già da tempo le cose avevano preso una brutta china: la crisi economica tedesca e l’ascesa del fascismo in Italia. Peggioreranno: nel ’33 Hitler è eletto Cancelliere, nel ’35 l’Italia invade l’Etiopia e si becca le sanzioni, nel ’36 c’è il colpo di stato in Spagna e l’inizio della guerra civile, nel ’38, sull’onda dell’esempio nazista, anche noi variamo le leggi razziali. I 78 giri del tempo raccontano dello swing e delle big band, dei brani portati al successo da radio e cinema. Ma sono anche testimoni del drammatico momento storico come strumenti tanto di propaganda quanto di dissenso.
Parlando di macchine per numeri e musica (senza filo), un tratto distintivo dei pezzi di questo terzo appuntamento è la ricerca di dimensioni contenute, un grammofono portatile e una calcolatrice compatta da tavolo. Ne approfitteremo per qualche digressione sul “come funziona” di queste vecchie tecnologie: per ingegno ed eleganza niente hanno da invidiare alle nuove, che, solo perché arrivate dopo, tutti pensano sian più ganze.
La calcolatrice è una Brunsviga Nova II, prodotta in oltre diecimila unità fra il 1925 e il 1934 dalla Grimme Natalis & Co. che come marchio commerciale aveva scelto il nome latino di Braunschweig, la città della Bassa Sassonia dove aveva sede. Nera, compatta ma massiccia (pesa 12 Kg), un po’ ingrugnita, la Nova II ben rappresenta la Germania degli anni ’30.
Presente dal 1892 fino agli anni ’60, Brunsviga fu un marchio notissimo, in Europa fu praticamente sinonimo di calcolatrice meccanica. Il Museo ne ha diverse; una B e una 13 fanno parte dell’esposizione permanente. Cavallo di battaglia delle Brunsviga era la ruota di Odhner. Mantiene memoria di una cifra del valore impostato per poterlo usare più volte, per esempio durante moltiplicazioni e divisioni. Il Comptometer visto nella seconda serata non aveva memoria: ogni valore doveva essere ribattuto. La Time Is Money del primo intermezzo sì, ma adottava il più ingombrante cilindro di Leibniz. Willgodt Odhner aveva inventato un ingranaggio a denti mobili: i denti che “escono” sono pari al valore della cifra impostata e, quando la ruota gira, trasmette tanti scatti quanti i denti all’accumulatore, la parte della macchina dove si forma il risultato.
Il grammofono è invece un Columbia Grafonola 204 portatile, prodotto dal 1936 ai primi anni ’50. La Gramophone Company e la Columbia Graphophone Company si fusero nel 1931 nella Electric and Musical Industries in seguito più nota con la sigla EMI. Entrambi però continuarono a commercializzare prodotti comuni con i propri marchi storici, come His Master’s Voice e Grafonola.
Il 204 che ascolteremo stasera è del 1940, ed era la versione Columbia dell’HMV 97, un modello leggermente più compatto e commercializzato a costi più popolari dell’HMV 102, fra tutti i portatili quello di maggior successo e longevità: fu prodotto dal 1931 fino alla fine degli anni ’50.
Tecnicamente, praticamente tutti i portatili, sin dai primissimi modelli come l’HMV 101 del 1925, adottavano la stessa soluzione: la tromba è interna, ma rivolta all’indietro. L’uscita è dietro il piatto e sfrutta il coperchio aperto come ultimo “rimbalzo” per direzionare e amplificare il suono. Nella posizione chiusa, il vano della tromba serve per alloggiare manovella e music box.
I 78 giri scelti per il secondo appuntamento a Senza Filo sono:
1. Il mondo che fa?, Rodolfo De Angelis, Columbia, 1936, 3’20”
2. Il Sindaco, Giulio Ginanni, Homocord, 1930, 3’05”
3. Ba ba, (Astore, Morbelli), Alberto Rabagliati, Orch. Barzizza, Cetra, 1940, 2’55”
Che bella cosa potere ascoltare,
restando in poltrona la radio che da
le mille notizie vicine e lontane
per cui puoi sapere il mondo che fa!
Accidenti all’amicizia! Accidenti all’amicizia!
L’amicizia la si vede nel momento del bisogno,
le amicizie dell’Italia, le amicizie dell’Italia
son svanite come un sogno, son svanite come un sogno!
Un coltello qui alla gola, alle spalle una minaccia
ma l’Italia fiera e sola vince, guarda tutti in faccia!
Ah, mon Dedè, la va mal, la va mal pour moi!
La Societé de Nation pour Berlin marche pas!
Io sono del Portugallo, non conto proprio niente,
ma faccio il presidente de tutte le sanzion!
Tu sei del Portugallo, non conti proprio niente,
perciò sei presidente di tutte le sanzion!
“Selassié, Selassié, mi chiamavano leone,
Selassié, Selassié, io non son che un caprone!
Ah, ah, ah, ah! Ah, ah, ah, ah!
Ho perduto anche il barbone, per dar retta alla nazione,
che m’ha detto: senti a me, fai la guerra, Selassié!
Ah, ah, ah, ah! Ah, ah, ah, ah!”
“Oh yes, non voglio che Italia conquista le terre africane.
Oh yes, ma contro Germania adesso non ho più banan!”
“Germania vuol la carità. Oh, oh, oh! Ja, ja, ja!”
“Noi bolscevichi stare cagneschi
con nostri amichi Giapponischi, schi!
con i Franceschi fatto pattoschi,
ma Germanischi fatto fischi, schi!
Fischi, fiaschi, caschi, figli maschi,
mosche e carasciò, sciò, sciò!”
“Sotto il sole piano piano noi la Cina ci mangiamo.
Alla faccia di chi vuole, chi non vuole!
Che cenetta la Cinetta pel Giappon!”
“Americano sta a guardar, all right thank you!
La Società non vuole far, no, no, no!
Con quelle nazion che danno ragion
a quel pazzo di Wilson!”
Avanti march, l’Italia avanti va
e con i suoi soldati chissà dove arriverà!
Uno, dué, il Negus dov’é, nessuno
mi sa dire dov’è andato Selassié!
O primavera in fior, tu porti in ogni cuor
certezza di vittoria tricolor! (2x)
Che bella cosa potere ascoltare…
(Applausi)
Grazie o popolo, cittadini di ’ampagna,
ignoranti e vagabondi. (applausi) Grazie.
Noialtri siamo venuti a sapere, maremma ’ane,
che quegli artri dicevano che noialtri
e s’era peggio di lor’artri.
Ma se lor’artri, maremma ’ane,
gl’avessero visto icché s’è fatto noialtri,
allora quell’atri un direbbero mi’a
che lor’artri e son come noialtri.
Ma noialtri saremmo sempre noialtri
e quegli artri gli avranno sempre bisogno
da imparare da lor’artri.
Grazie, popolo, grazie cittadini di campagna,
ignoranti tre volte, ri’ordatevi le parole,
le parole che disse Alighieri Cavalier Dante,
poeta di Firenze: “Non ti ’urar di loro,
maremma ’a-a-ne, anche se tu andassi
a infarinatti i-in muli-i-no
tu devi sempre tirare innanzi
senza voltarti indietro pel tuo ’ammi-i-ino”.
Grazie, grazie, ora che il mi’ discorso
e sarà costipato e lampante, che la mi’ parola
e la sarà quasi metallurgica, cittadini di ’ampagna,
ignoranti, che voialtri v’un capite l’importanza
che possa avere in questo momento
dinnanzi a quegl’artri, e se lor’altri gl’intendessero
e se quegl’altri capissero, allora noialtri
un s’avrebbe bisogno di quegl’altri (applausi)
Vor dire che sarà pensato a fare i lavatoi
per le nostre donne, che coi mari Tirrenichi,
coi mari Mediterranichi, e coi mari Coglionichi,
faremo un mare grande per le nostre lavandaie (applausi)
Grazie, grazie… Vor dire che in Comune
quando vu v’arserete domattina all’arba
e vu vi re’erete sulla piazza più grande der paese
non troverete più, maremma diavola, un comune,
ma vu troverete, maremma ’ane, un municipio
e laddentro sarà messo gli eternisifoni
sarà messo ir gradiatore
e doman mattina vi presenterò un tipo di carzerotti
che gliè ir primo stato e’onomi’o o con che mezzo il paio
e ora ite a casa, cittadini di ’ampagna.
(Applausi) Grazie, grazie… (applausi)
Sul grigio abbiamo seri dubbi di aver capito icché dice...
Ba ba
La-la la-ra…
Spesso bastano poche sillabe per esprimerti quello che dice il cuor, cuor, cuor, quando vedo te.
E nell’estasi di una musica io ti mormoro trepido senti il cuor, cuor, cuor, quello che ti dice.
Treman le mie labbra allor, parlano d’amor.
Ba-ba-baciami piccina con la bo-bo-bocca piccolina, dammi tan-tan-tanti baci in quantità. Ta-ra ta-ta…
Tu-tu-tu sei birichina, ma sei tan-tan-tanto deliziosa ciò che t’in-t’in-t’interessa che cos’è. Pe-re pe-pe…
E bi o ba, e bi o bu, e sillaba con me. Bi o be, e bi o bo, dimmi tu cosa sono queste sillabe d’amore.
Ba…ba…baciami piccina con la bo-occa bocca piccolina, dammi tan-tan-tanti baci in quantità. Ta-ra ta-ta…
E bi o ba, e bi o bu, e sillaba con me. Bi o be, e bi o bo. Ta-ra-la ta-ra-li…
Ba…ba…baciami piccina con la bo-occa bocca piccolina, dammi tan-tan-tanti baci in quantità. Ta-ra ta-ta……